William James, precursore delle scienze umane postmoderne

Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus

Le ragioni di una scelta postmoderna Le Tradizioni Moderna e Postmoderna Nella storia del pensiero, due logiche parallele hanno guidato i discorsi delle scienze che si sono occupate dell’umano, definibili, per convenzione, moderna e postmoderna (Mecacci, 1999). Nella Tradizione Moderna della psicologia possono essere collocate teorie quali Psicoanalisi, Comportamentismo, Cognitivismo Razionalista e Neuroscienze. La tradizione di ricerca di queste teorie deriva da una riflessione filosofica che postula l’umano nei termini di un Io assoluto, astratto e decontestualizzato, da cui si possano derivare teorie che individuano leggi universali. Nella Tradizione Postmoderna della psicologia possono essere collocate teorie quali Interazionismo Simbolico, Costruzionismo Sociale, Costruttivismo Radicale, Narrativo e Culturale ed Approccio Strategico. La tradizione di ricerca di queste teorie deriva da una riflessione filosofica che postula la plasticità di un Io, storicamente e culturalmente collocato, teorizzabile in termini plurimi e conoscibile con finalità pragmatiche. Il termine postmoderno non fa riferimento ad uno scavalcamento del pensiero moderno, ma ad una tradizione da sempre appartenuta al pensiero occidentale, a tale riguardo è sufficiente pensare alla tradizione sofista del mondo ellenico o al pensiero di Gian Battista Vico. L’esigenza di redigerne una formalizzazione sistematica è il frutto di una necessità sviluppatasi da mutate condizioni storiche, economiche e culturali che hanno reso l’impostazione teorica postmoderna maggiormente adeguata ad anticipare, configurare ed intervenire sulle rappresentazioni di realtà che caratterizzano le società contemporanee. Fenomeni quali le problematiche sessuali di una donna infibulata e trapiantata in occidente, gli scontri fra detenuti di etnie differenti, la possibilità di assumere una identità diversa da quella biologica, la scelta di riferimenti di vita mediaticamente vincolati, la precarizzazione del lavoro come impedimento ai progetti esistenziali, il conflitto di culture che configurano nuovi spazi di paura, la visione del sesso come terreno di autoaffermazione o l’armonizzazione di una identità complessa in una società regolata da richieste contraddittorie richiedono prospettive teoriche che utilizzino interventi differenti da quelli funzionali ad un mondo guidato da strutture socio culturali rigide. L’assunzione di una prospettiva postmoderna per la costruzione di interventi psicologici e sociologici fa maggiormente riferimento ad una scelta di tipo pragmatico piuttosto che ad uno di tipo ideologico. Le ragioni di tale preferenza non risiedono nella convinzione di aver individuato i “veri” principi attraverso cui si organizza l’umano, ma piuttosto nel convincimento che le prassi operative derivate da presupposti postmoderni siano le più adeguato per generare processi trasformativi e di cambiamento nelle società contemporanee. La Tradizione Postmoderna in Psicologia Partendo dal lavoro di William James è possibile delineare quella tradizione di ricerca che attualmente può essere identificata come psicologia postmoderna. James è stato l'autore che meglio ha evidenziato le criticità dell'epistemologia razionalistico – positivistica che ha ispirato le psicologie moderne. Egli assunse una posizione critica rispetto alle proposizioni fattuali e ai criteri conoscitivi suggeriti da un realismo monista, mettendo in evidenza che ogni osservazione sul mondo è sempre condotta da un punto di vista ed è governata da una intenzionalità, riscontrabile nelle azioni conoscitive ed operative messe in atto dall’osservatore (Tali argomenti pongono James in una posizione di convergenza con Dilthey ed Husserl). La visione di James si oppone ad ogni concezione unitaria del reale, abbracciando una concezione pluralista del mondo, che si genera sulla base di differenti possibilità conoscitive. Il pluralismo sposta il fondamento della realtà da una dimensione ontologica ad una gnoseologica, fondando il predicato di realtà non su caratteristiche oggettive, ma su esigenze di rilevanza conoscitiva. La caduta della pretesa di spiegare il mondo in termini universali, erede di una tradizione filosofica moderna, permette di abbandonare l'impostazione che attribuiva all'umano caratteristiche astratte e generali, inscrivibili all'interno di un Io assoluto capace da solo di darne spiegazione. La posizione pluralista permette al contrario di calare l'umano all'interno della storia e della contingenza della sua unicità e irripetibilità. In questa cornice la coscienza umana diviene un processo e non uno stato conoscibile, secondo un'ottica riduttivista, attraverso una concezione atomistica, che tende a correlarla esclusivamente a meccanismi fisiologici. La coscienza viene così considerata non in modo statico, ma dinamico, ritornando ad essere un oggetto di studio privilegiato della psicologia. In tale prospettiva, il linguaggio utilizzato dallo scienziato assume un ruolo fondamentale preconfigurando l'oggetto della propria indagine. James sostiene che un linguaggio neutrale non esiste né può esistere; a seconda delle scelte operate esso può portare a trascurare differenze, a uniformare dati e a sostituire mere astrazioni ad atti o stati concreti. Le caratteristiche di un fenomeno vanno ricercate non necessariamente nel fenomeno stesso, ma nelle modalità formali in cui esso è configurato attraverso un gioco linguistico. Il linguaggio impone un certo modo di dire le cose ed impedisce con le sue caratteristiche di metterne in evidenze altre. Un attento conoscitore di James, Wittgenstein, sintetizzerà tale posizione nel famoso aforisma: “Il limite del mio linguaggio è il limite del mio mondo”. Data l'impossibilità di stabilire una corrispondenza speculare fra fatti e verità, si definisce una idea strumentale, basata su una scelta pragmatica della conoscenza, nella quale “le teorie diventano strumenti” e non risposte definitive, le leggi vengono considerate non norme oggettive, ma “approssimazioni” da usare per riassumere “vecchi fatti”, e per “condurre a dei nuovi”. I costrutti mentali sono definiti essenzialmente come un linguaggio, una sorta di stenografia concettuale con cui organizzare le informazioni sulla natura nel modo più utile (Moravia, 1990). Le linee teoriche suggerite da James circoscrivono una prospettiva di Pluralismo Teorico e Pragmatismo Conoscitivo, attraverso cui è possibile evidenziare nel pensiero di autori quali Mead, Goffman, Kelly, Bateson e Watzlawick i presupposti teorici che hanno permesso lo sviluppo di una nuova articolazione della psicologia, definibile come postmoderna. La psicologia postmoderna utilizza una prassi operativa che interviene direttamente nei processi interattivi, attraverso l'uso di strategie volte al cambiamento delle configurazioni identitarie e non alla cura dell'individuo. Claudio Fasola, Marco Inghilleri