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Arnulf Rainer. Biografia
Nasce a Baden, nei pressi di Vienna, nel 1929, e nella capitale austriaca frequenta la Scuola Superiore di Arti Applicate, che lascerà presto per dei contrasti con alcuni insegnanti. Si deve quindi considerare un artista autodidatta, quando - nella seconda metà degli anni Quaranta - inizia a dipingere. La prima produzione artistica subisce l'influenza del Surrealismo, in seguito saranno l'espressionismo astratto americano e l'informale francese a lasciare tracce visibili nelle sue opere, che dal 1950 in poi non saranno più solo pittoriche. All'artista si riconosce infatti una frequentazione con le tecniche più diverse: dall'incisione alla puntasecca, dalla litografia alla serigrafia. E' in questi anni che realizza le prime fotografie in bianco e nero su cui interviene con la pittura sulla foto e in cui molte volte è lui stesso a fare da modello, come nel Dead Self-portrait 1955. Dopo la serie delle Reduktionen, Rainer ha realizzato il suo ciclo di opere più vasto: si tratta di una serie di Ubermalungen (pitture sovrapposte), e Uberzeichnungen (disegni sovrapposti) Zumalungen (parziali pitture sovrapposte), monocromi. Dalla fine degli anni Sessanta Rainer, interessato all'immagine dell'uomo, ha lavorato sul linguaggio corporeo intervenendo sulla fotografia con la pittura (Streckschlafflöte, Urla e vomita, Panorama Berühmter Menschen, Komposst) e occupandosi in particolare, dal 1979, del volto umano reso anonimo dalla morte (Cadaveri I-VII, 1979). Dalla metà degli anni Settanta rielabora fotografie con un'ampia varietà di soggetti, rocce (1974-5), grotte (1975-77), donne (1977) e le opere di altri artisti come Leonardo da Vinci, Van Gogh, Rembrandt e Francisco de Goya. Spesso nelle sue fotografie l'indagine viene impostata sul rapporto tra vita e morte, come nella serie dedicata alla strage di Hiroshima: 72 foto accostate tra loro e scattate dopo il disastro del 1945. La sua presenza si registra negli eventi internazionali più importanti come la Biennale di Venezia, di San Paolo del Brasile e Documenta di Kassel.
(da reggiofotografia)