Postmoderno, storia del termine [Beta Version]

Claudio Fasola

Negli anni trenta il termine postmoderno inizia a comparire in riferimento a settori culturali specifici come la letteratura e la politica. Federico de Onìs utilizzò la parola "postmodernismo'' nella sua Antologia de la poesia espanola y ispanoamericana (1882-1932), pubblicata a Madrid nel 1934 e fu ripresa da Dudley Titts nella sua Anthology of Contemporary Latin-American Poetry del 1942. I due autori utilizzarono il termine per indicare una corrente poetica alternativa al movimento moderno. Il termine apparve poi nel 1947 nel compendio del primo volume di A Study of History, di Arnold Toynbee. Per Toynbee “Postmodernismo” designava un nuovo ciclo storico della civiltà occidentale, con inizio intorno al 1875 e caratterizzato da una politica di interazione globale da parte degli Stati nazionali. Qualche tempo dopo, durante gli anni cinquanta il poeta Charles Olson parlò spesso di postmodernismo e contribuì a definirne alcune caratteristiche.
Negli anni sessanta il termine fu utilizzato dai critici letterari Ihab Hassan e Leslie Fiedler. Hassan, utilizzando categorie post-strutturaliste e decostruzioniste, ha assegnato al termine postmodernismo una serie di nuclei tematici, ancora oggi attuali.
Nel medesimo periodo è possibile individuare un uso esplicito del termine nelle arti figurative, nella letteratura, nella musica, nell’architettura e più in generale in ogni corrente artistica.
Alla fine degli anni settanta Jean-François Lyotard con la scrittura de La condition Postmoderne (1979) rese manifesta la presenza di una riflessione filosofica sul tema del postmoderno.