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Jean Baudrillard. Biografia (da wikipedia)
Jean Baudrillard nacque a Reims, in Francia, nel 1929. Nel 1956, insegna come professore ad un liceo francese e diviene studioso della lingua e della cultura tedesca, pubblicando, tra il 1962 e il 1963, alcuni saggi sulla letteratura, nella rivista "Les temps modernes", e traducendo opere di Peter Weiss, Bertold Brecht e Wilhelm Mühlmann. Durante tale periodo, collabora con la casa editrice Seuil e si avvicina al pensiero di Henri Lefebvre, le cui critiche sulla vita quotidiana lo impressionarono notevolmente, e Roland Barthes, le cui analisi semiologiche sulla società contemporanea ebbero un’influenza duratura nel suo pensiero. Nel 1966, Baudrillard diviene assistente di Lefebvre ed insegna sociologia, dopo aver discusso la propria “Thèse de Troisième Cycle”, attraverso una dissertazione intitolata “Il sistema degli oggetti”, presso l’università di Paris-Nanterre. Baudrillard, che prosegue in tale periodo, i propri studi in sociologia, filosofia e semiologia, propone quindi una propria teoria sociale attraverso la pubblicazione di tre saggi, che gli resero una fama a livello internazionale: "Il sistema degli oggetti", nel 1968, "La società consumistica", nel 1970, e "Per una critica dell’economia politica del segno", nel 1972, attraverso i quali tenta di unire e contrapporre l’economia alla ociologia e di combinare gli studi della vita quotidiana, iniziati da Lefebvre, con l’analisi della vita dei segni nel sistema degli oggetti in ambito semiologico.
Nella seconda metà degli anni sessanta, Baudrillard aderisce ad un gruppo di intellettuali, riuniti attorno al giornale “Utopie”, e si avvicina alle tematiche di Guy Debord e del Situazionismo internazionale. Dal 1970, Baudrillard, pur avendo partecipato attivamente ai moti rivoluzionari del 1968 e pur avendo simpatizzato per la teoria rivoluzionaria marxista, inizia a dissociarvisi progressivamente, ipotizzando una possibile rivolta, alternativa rispetto alla visione di Karl Marx , contro la società consumistica attuale. Nei numerosi e successivi saggi, il sociologo amplia la propria critica verso l’attuale ordine sociale, che ritiene totalmente dominato e governato dalla notevole quantità di oggetti economici prodotti, e contro la filosofia radicale del marxismo, ripresa da molti filosofi contemporanei, che avrebbero in seguito condiviso la svolta postmoderna di Baudrillard.
Dagli anni ottanta il sociologo tenta di integrare la visione marxista con la teoria del segno-valore. In base alla sua visione, i prodotti commerciali non sono caratterizzati semplicemente dal valore d’uso, ovvero dalla funzionalità intrinseca all’oggetto, e dal valore di scambio, ovvero gli ulteriori significati astratti associati al bene, come sostenuto da Marx nella propria teoria dei beni, ma dal segno-valore, concetto interpretabile come espressione di significati e marca di prestigio, acquisiti dal soggetto tramite il prodotto commerciale. Il fenomeno del segno-valore, nella visione di Baudrillard, è diventato un elemento essenziale e peculiare del prodotto, nell’attuale società consumistica, che orienta ed influenza il comportamento di acquisto del consumatore. Nella società moderna il soggetto sociale si appropria di beni per amplificare la propria personalità e creare un’immagine di sè fittizia e falsata, da ostentare, che comprometterebbe, come sostentuto da Baudrillard, le relazioni sociali, causando un’implosione della società stessa, caratterizzata, nell’epoca contemporanea, dall’alienazione, dalla diffusione del conformismo e dell’omologazione sociale e valoriale e dalla fine della trascendenza, come impossibilità del soggetto di poter percepire ed avvertire bisogni autentici e reali.