Verso una ecologia della mente

Gregory Bateson

Steps to an Ecology of Mind, Ballantine, New York


Verso una ecologia della mente - Gregory Bateson

pagine 604

28,50 euro

1972, ed. italiana 1976

Adelphi, Milano


«L’ecologia della mente» scrive Bateson in apertura di questo volume, che contiene i suoi più importanti scritti teorici, «è una scienza che ancora non esiste come corpus organico di teoria o conoscenza». Ma questa scienza in formazione è nondimeno essenziale. Essa sola permette di capire, ricorrendo alle stesse categorie, questioni come «la simmetria bilaterale di un animale, la disposizione strutturata delle foglie in una pianta, l’amplificazione successiva della corsa agli armamenti, le pratiche del corteggiamento, la natura del gioco, la grammatica di una frase, il mistero dell’evoluzione biologica, e la crisi in cui oggi si trovano i rapporti tra l’uomo e l’ambiente». Non ci si lasci sviare dalla voluta paradossalità della formulazione: Bateson non è soltanto uno straordinario suscitatore di idee, ma l’autore di alcune capitali scoperte concrete. Basti pensare a quella del «doppio vincolo», che ha permesso di impostare in termini del tutto nuovi la questione della schizofrenia (influenzando in modo decisivo tutto il movimento antipsichiatrico) ed è diventata un punto di riferimento prezioso anche per gli epistemologi e i teorici della comunicazione. Ma questa pluralità dei livelli di applicazione vale in genere per le scoperte di Bateson, la cui prima caratteristica è di essere «spostabili» entro àmbiti molto distanti, accostando perciò realtà apparentemente irrelate, come varianti e manifestazioni locali di uno stesso ecosistema di idee. È uno dei presupposti di Bateson, infatti, che le idee siano in certo modo esseri viventi, soggette a una peculiare selezione naturale e a leggi economiche che regolano e limitano il loro moltiplicarsi entro certe regioni della mente. Un tale approccio sembra richiedere le qualità di uno scienziato rigoroso, che sia familiare con molte discipline, e quelle di una sorta di maestro Zen. Bateson, curiosamente, risponde appunto a questa descrizione. Antropologo di formazione, e autore di un libro classico, Naven, sugli Iatmul della Nuova Guinea, coinvolto fin dal 1942 nei primissimi sviluppi della cibernetica, psichiatra, e come tale ispiratore di una delle più vive scuole psichiatriche di oggi, la «scuola di Palo Alto», autore di ricerche sperimentali sulla comunicazione animale, epistemologo, studioso dei processi di evoluzione delle culture, Bateson ha in realtà perseguito durante tutta la sua vita una «scienza della mente e dell’ordine» verso cui il presente volume apre la via. Quanto alle sue qualità da maestro Zen, basterà leggere gli affascinanti «metaloghi» (origine dei Nodi di Laing) all’inizio di questo libro e seguirlo mentre ci mostra «perché le cose finiscono in disordine», per vedere come, con i più sottili e sofisticati strumenti della logica e dell’argomentazione, si possa arrivare a quella «domanda dietro le domande» cui accenna lo Zen.
Che cos’è un «gioco»? Che cos’è l’ «entropia»? Che cos’è un «sacramento»? Queste domande venivano poste da Bateson ai partecipanti a un corso estemporaneo tenuto all’interno di un ospedale psichiatrico, a Palo Alto. In questo libro egli le pone, insieme con innumerevoli altre, a se stesso e ai suoi lettori e, passo per passo, guida alle risposte, che sono poi la base di altre domande. Così arriveremo, a volte, ad alcuni risultati che sono acquisiti e capitali, altre volte a ipotesi audaci in attesa di conferma. In ogni caso, però, avremo imparato un nuovo modo di pensare e di trattare le idee.

Che cosa intendi per Ecologia della Mente?".

Bateson: Beh… .più o meno sono le cose di vario tipo che accadono nella nostra testa e nelnostro comportamento… e quando abbiamo a che fare con altre persone… e quandoandiamo su e giù per le montagne…. e quando ci ammaliamo e poi stiamo di nuovobene…Tutte queste cose si interconnettono e , di fatto, costituiscono una rete che , in unlinguaggio orientale, si potrebbe chiamare Mandala.Io mi sento più a mio agio con la parola Ecologia, ma sono idee che hanno molto incomune.Alla radice vi è la nozione che le idee sono interdipendenti, interagiscono, che le ideevivono e muoiono. Le idee che muoiono, muoiono perché non si armonizzano con lealtre. E' una sorta di intrico complicato, vivo, che lotta e che collabora, simile a quelloche si trova nelle boschi di montagna, composto dagli alberi, dalle varie piante e daglianimali che vivono lì - un'ecologia , appunto.All'interno di questa ecologia vi sono temi importanti di ogni genere che si possonoenucleare e su cui si può riflettere separatamente. Naturalmente si fa sempre violenza alsistema nel suo complesso se si pensa alle sue parti separatamente; ma se vogliamopensare dobbiamo fare così, perché pensare a tutto contemporaneamente è troppodifficile. Grosso modo è come se vivessimo in tre mondi interconnessi o intertessuti. Uno non èdi grande utilità, ma dobbiamo definirlo per amor di chiarezza: è il mondo che glignostici e Jung chiamano il Pleroma e potremmo immaginarlo più o meno come ilmondo della fisica delle palle da biliardo. E' un mondo in cui le cose non sono vive: sonopalle da biliardo, pietre, corpi celesti e così via, e rispondono alle forze e all'energiaesercitate su di essi. Una palla da biliardo ne colpisce un'altra e la seconda risponde conl'energia ricevuta dalla prima. Oppure stanno in campi di forze e si muovono sottol'effetto della gravità e cose del genere. Ecco perché è un mondo. E se si vuole sapereche cosa accade, si esamina l'entità della forza con cui una palla è spinta o colpita e lasua risposta è una funzione semplice della forza con cui è stata colpita o tirata o spinta. Ma il mondo delle cose vive è diverso. Se dò un calcio a un cane esso reagisce conl'energia del suo metabolismo. Le cose vive rispondono al fatto di essere state colpite. Cisono dei fatti, e sono distinti dalle forze. E questi fatti sono essenzialmente non fisici,sono idee. Ciò a cui rispondiamo , ciò che possiamo vedere è la differenza. Si puòvedere che questa cosa è diversa da quella. Diciamo che la differenza è che uno è neroe l'altro è bianco. Potremmo chiederci dove sta la differenza. E' chiaro che non sta nel bianco. Non sta nel nero. Non sta nello spazio tra loro. Forse non sta nemmeno nemmeno nel tempo fra loro.