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Ubik
Philip K. Dick
Doubleday, New York
pagine 240
11,90 euro
1969, ed. italiana 1972, 2007
Casa Editrice la Tribuna, Piacenza; Fanucci, Roma
At three-thirty A.M. on the night of June 5, 1992, the top telepath in the Sol System fell off the map in the offices of Runciter Associates in New York City. That started vid-phones ringing. The Runciter organization had lost track of too many of Hollis' psis during the last two months; this added disappearance wouldn't do.
"Mr. Runciter? Sorry to bother you." The technician in charge of the night shift at the map room coughed nervously as the massive, sloppy head of Glen Runciter swam up to fill the vidscreen.Alle tre e trenta della notte del 5 giugno 1992, il miglior telepate del Sistema Solare scomparve dalla mappa situata negli uffici della Runciter Associates a New York City. Ciò diede inizio allo squillo dei videotelefoni.
L'organizzazione di Runciter aveva perso le tracce di troppi psi appartenenti al gruppo di Hollis negli ultimi due mesi; quell'ultima sparizione era la goccia finale.
"Signor Runciter? Dolente di disturbarla." Il tecnico incaricato del turno notturno alla sala delle mappe tossicchiò nervosamente, mentre la massiccia testa scompigliata di Glen Runciter si sollevava a riempire il videoschermo.
Glen Runciter comunica con la moglie defunta per avere i suoi consigli dall’aldilà. Joe Chip scompare dal mondo del 1992 e si ritrova nell’America degli anni Trenta, mentre riceve misteriosi e cupi messaggi. Una trappola mortale sembra aver annientato i migliori precognitivi del sistema solare. È in corso una lotta per scrutare il futuro nel corso di un’impossibile dissoluzione del presente; mondi e tempi diversi vivono e fluiscono contemporaneamente, la vita si scambia con la morte. In Ubik Philip Dick affronta con grande ispirazione alcuni dei suoi temi piú profondi: l’illusione che chiamiamo realtà, la mancanza di un tessuto connettivo e di un principio unificatore al di sotto dell’apparenza delle cose, il mistero di un Dio che tiene i dadi della vita e della morte.
Scritto nel 1966 e pubblicato nel 1969, Ubik è una delle opere più sconcertanti e riuscite di Philip K. Dick. per il suo dirompente surrealismo, per l’ironia e la passione con cui analizza la società umana, Ubik è davvero un classico di quella letteratura che sempre si spinge a esplorare i paradossi dell’esistenza con le armi della visione e della fantasia, di uno sguardo anarchico, insaziabile e curioso.
"Io sono vivo, voi siete morti", scrisse Philip K. Dick in Ubik.