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La costruzione dell'identità nelle classi scolastiche: studenti "intelligenti" e "meno intelligenti" a confronto
Raffaele Alessandro Panza, Claudio Fasola
4. Conclusioni
I risultati conseguiti in entrambe le situazioni sperimentali hanno evidenziato alcune caratteristiche comuni. Nel corso dell’interazione ciò che contribuisce a delineare le figure dello studente “intelligente” e “meno intelligente” sono le strategie interattive messe in atto da studenti ed insegnanti.
E’ stata notata l’importanza di ciascun alunno di padroneggiare:
- alcune strategie interattive che gli consentono di sfruttare gli aiuti dell’insegnante, di insinuare nel professore l’illusione di conoscere una risposta o di sfuggire a situazioni che lo pongono in difficoltà;
- il linguaggio richiesto in classe.
Contrariamente a quanto si possa pensare, spesso questi elementi si sono rivelati più importanti rispetto alla logicità delle argomentazioni: il modo in cui lo studente affermava qualcosa era più importante del contenuto dell’affermazione in sé. Questa considerazione ha portato ad un ulteriore riflessione rispetto alle modalità attraverso cui l’insegnante di queste classi ha elaborato la propria definizione di intelligenza o di ragazzo intelligente. Sembra infatti che le categorie utilizzate dall’insegnante per descrivere chi è intelligente siano ricavate non tanto dagli argomenti esposti dallo studente, quanto più dal modo in cui questo li espone, interagendo con l’insegnante. Nel corso dell’interazione spesso agli occhi dell’insegnante, più che il contenuto stesso di ciò che il ragazzo dice, è più rilevante il modo in cui è capace di argomentare, la retorica, la padronanza del linguaggio utilizzato in classe, la capacità di sfruttare gli aiuti inviati dall’insegnante ed il controllo di tutti quegli stratagemmi interattivo-linguistici che possono tirare fuori lo studente da situazioni difficili. Questa considerazione è coerente anche per ciò che riguarda il ragazzo “meno intelligente”, le cui risposte spesso erano sintetiche ma esatte, e tuttavia non apparivano all’insegnante come tali proprio perché costruite su un uso del linguaggio e di strategie comportamentali inappropriate nel contesto classe. Se ne conclude pertanto che parte della definizione di intelligenza che l’insegnante adotta è desunta da come il ragazzo dice qualcosa più che dalla forza o ricchezza della sua argomentazione.
Negli schemi interattivi individuati, le strategie utilizzate dall’insegnante si sono mostrate molto importanti in quanto contribuiscono a definire il genere di risposte e di atteggiamenti impiegati dello studente. Domande strutturanti o astrutturanti, feedback positivi o negativi, l’uso di schemi tipizzati applicati ai diversi studenti, sono tutti elementi che contribuiscono a definire in classe chi è uno studente “intelligente” e chi “meno intelligente”.
Durante la seconda parte della ricerca si è cercato di incrinare le rappresentazioni della classe, modificando parte delle modalità interattive abituali. In particolare, si è giunti alle seguenti conclusioni:
- il tentativo di incrinare le rappresentazioni degli studenti e dell’insegnante attraverso la strategia del finto test ha fornito un esempio rilevante di come tutti gli attori sociali lavorino per mantenere stabile la definizione del contesto classe e dei ruoli assegnati;
- le strategie messe in atto dallo sperimentatore si sono dimostrate piuttosto efficaci per promuovere negli studenti “meno intelligenti” atteggiamenti più vicini alla figura di alunno “intelligente” descritta dall’insegnante.
In generale, i risultati conseguiti hanno posto in risalto come le risposte degli studenti siano costruite interattivamente in classe. Inoltre la definizione contestuale di studente “meno intelligente” o “più intelligente” dipende dalle strategie, più o meno efficaci, messe in atto dai singoli studenti.
Per tali ragioni studiare le modalità interattive che caratterizzano un particolare contesto classe può rivelarsi utile per favorire negli insegnanti l’acquisizione di strategie interattive attraverso le quali ristrutturare le rappresentazioni degli studenti “meno intelligenti”, sostituendole con quelle di studenti competenti, intelligenti ed abili.