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L'anticristo
Friedrich NietzscheDer Antichrist, Naumann, Leipzig
pagine XV - 119
8,00 euro
1888, ed. italiana, 1970
Adelphi, Milano
Le opere che, in sequenza incalzante, Nietzsche riuscì a scrivere in pochi mesi nel 1888, prima di sprofondare nella follia, si presentano innanzitutto come una sorta di fulminea chiusura dei conti: con Wagner e la musica (Il caso Wagner), con la filosofia (Crepuscolo degli idoli), con se stesso (Ecce homo). All’Anticristo, infine, spetta la funzione di chiudere i conti con il cristianesimo, oggetto sempre più ossessivo delle analisi e degli attacchi dell’ultimo Nietzsche. Il tono è ultimativo, da manifesto, preludio a un’«azione» che doveva essere un attacco radicale a tutta la nostra civiltà. Ma, al tempo stesso, Nietzsche si mostra qui ancora una volta di una sottigliezza psicologica (nel suo senso) prodigiosa, come dimostrano le parole bellissime, e profondamente amiche, sulla figura di Cristo. Mentre la condanna del cristianesimo e della morale convogliano in sé quella, più generale, contro tutte le forze nemiche della vita e capaci di camuffarsi dietro le potenze della religione e della cultura. Contro di esse Nietzsche scende definitivamente in guerra in queste pagine devastatrici, giungendo a siglare, alla fine, la sua «legge contro il cristianesimo» col nome terribile dell’Anticristo, in quanto «trasvalutatore di tutti i valori».
Introduzione
Questo libro appartiene a pochissime persone. Forse nessuna di esse esiste ancora. O forse sono i lettori che capiscono il mio Zarathustra: come potrei confondermi con loro ai quali viene oggi prestato ascolto? Solo il dopodomani mi appartiene. C’è chi nasce postumo.
Le condizioni per cui mi si capisce, e mi si capisce quindi necessariamente, le conosco fin troppo bene. Bisogna essere integri fino alla durezza per sopportare nelle questioni spirituali la mia serietà e la mia passione. Si deve essere avvezzi alla vita sulle montagne, a vedere al di sotto le meschine ed effimere chiacchiere della politica e dell’egoismo dei popoli. Bisogna diventare indifferenti, senza mai chiedersi se la verità sia utile o fatale per qualcuno… Una predilezione della forza per domande che nessuno ha oggi il coraggio di porre; il coraggio del proibito; la predestinazione al labirinto. Un’esperienza fatta di sette solitudini. Nuove orecchie per una nuova musica. Nuovi occhi per ciò che è più distante. Una nuova coscienza per verità finora rimaste mute. E la volontà per l’economia in grande stile: mantenere la propria energia, il proprio entusiasmo… Il rispetto per sé stessi; l’amor proprio, la libertà illimitata in relazione a se stessi…
Ebbene! Solo costoro sono i miei lettori, i miei veri lettori, i miei lettori predestinati: che importanza ha il resto? Il resto è soltanto l’umanità. Si deve essere superiori all’umanità. Si deve essere superiori all’umanità per forza, per altezza d’animo, per disprezzo…
Friedrich Nietzsche
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